Con il termine “formazione degli adulti” si intendono sia le attività di istruzione e formazione permanente rivolte a tutti i cittadini sia le attività di formazione continua. In particolare, le attività di istruzione permanente implicano l’acquisizione di competenze di base generali mentre la vera e propria formazione permanente rimanda a competenze pre-professionalizzanti maggiormente connesse al mondo del lavoro per l’inserimento professionale nella società della conoscenza. Con il termine di formazione continua ci si riferisce più specificatamente alla formazione sul lavoro e quindi la riqualificazione professionale e l’attività di aggiornamento del lavoratore. In questo ambito rientra la formazione degli occupati che abbia carattere di sviluppo e completamento (aggiornamento e perfezionamento) di competenze professionali già acquisite. Si tratta quindi di attività formative rivolte ai soggetti adulti, occupati o disoccupati, al fine di adeguarne o di svilupparne conoscenze e competenze professionali, in stretta connessione con l’innovazione tecnologica ed organizzativa del processo produttivo e in relazione ai mutamenti del mondo del lavoro.
Da molti anni ormai anche l’Unione Europea ha messo l’accento sul tema della formazione continua: basta ricordare il Programma di Apprendimento Permanente, finanziato e promosso dalle istituzioni comunitarie, che attraverso le diverse azioni in cui si è sviluppato (Comenius, Erasmus, Leonardo e Grundtvig) ha cercato di favorire un’idea di formazione rivolta a tutte le fasi della vita. Il Programma si pone importanti obiettivi, quali ad esempio: contribuire allo sviluppo di un apprendimento permanente di qualità; rafforzare il contributo della formazione continua alla coesione sociale, alla cittadinanza attiva e alla realizzazione personale; contribuire a promuovere la creatività, la competitività, l’occupabilità e lo sviluppo di uno spirito imprenditoriale; contribuire a una maggiore partecipazione di persone di tutte le età alla formazione continua.
Rilevanti contributi sulla teoria dell’apprendimento provengono, come è noto, dallo sviluppo del pensiero psicologico del Novecento: in particolare si mette in evidenza il ruolo della psicologia umanistica di Maslow, Rogers e Lewin che inaugurano una visione dell’umano nella sua centralità individuale/personale, reagendo da un lato all’accentuazione dell’elemento istintuale tipico della psicanalisi freudiana e dall’altro alla predominanza del ruolo del comportamento esteriore caratteristica del behaviorismo.
La psicologia umanistica ha orientato una prospettiva dell’educazione degli adulti in cui sono centrali le nozioni di “accoglienza” dell’ambiente, prontezza a contenere e a valorizzare l’affettivo nei discenti, ad affrontare aspetti per loro significativi dal punto di vista emotivo ed esistenziale.
Nella prospettiva di Rogers i temi della motivazione e dell’autorealizzazione già promossi da Maslow assumono una curvatura più educativo/didattica. Egli parla di «apprendimento esperienziale», per definire quelle caratteristiche che concorrono a delineare un processo non neutro, né asettico, ma che comprende una forma di “dolore”, in quanto intacca certezze intellettuali e valoriali acquisite, e comporta una fatica mentale ed emotiva, data dallo sforzo di separarsi dall’inerzia delle cognizioni già possedute.
In seno alla psicologia umanistica e a quelle che potrebbero definirsi sue applicazioni educative nasce un orientamento segnatamente cooperativo, nel quale si promuove una formazione degli adulti nel gruppo e attraverso di esso, nella quale, cioè, l’apprendimento è massimizzato dal fatto che ciascun componente contribuisce con le sue prerogative al raggiungimento di un obiettivo comune. All’interno di questo stesso ambito l’indirizzo umanistico mantiene il focus sulla persona singola e sui benefici che essa può trarre dalla cooperazione.
Anche per quanto riguarda una professione così delicata e rilevante per il benessere delle persone, quale quella degli psicologi, si è assistito ad una crescente attenzione rispetto alla tematica dell’educazione permanente, testimoniata dall’approvazione nel 2013 del “Regolamento sulla Formazione Continua in Psicologia” da parte del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi. Il Regolamento cerca di promuovere un modello di formazione permanente molto più vicino alle specificità di questa professione, attribuendo valore formale di aggiornamento a: corsi di formazione, master, seminari e convegni, intervisione o supervisione in gruppo fra pari, sviluppo di nuove competenze attraverso l’attività professionale, lezioni o interventi come relatore in convegni o corsi, contratti di insegnamento con istituti e università, pubblicazione di libri o articoli, studio e aggiornamento in autonomia.
E’ proprio in quest’ottica che molte Scuole di Specializzazione in Psicoterapia o altri Istituti propongono numerose iniziative, che diventano preziose occasioni di approfondimento, supervisione e formazione continua, rivolte a psicoterapeuti.