LA MIA ESPERIENZA A PSICOUMANITAS

 

Simone 111

 

Ho cercato spesso, soprattutto durante l’ultimo anno di preparazione della mia Tesi di Specializzazione, di dare una definizione alla mia esperienza a Psicoumanitas.

Ho cercato parole, odori, sensazioni, titoli di libri, spettacoli, poesie, canzoni, emozioni non banali che potessero descrivere la mia “parabola” così come l’avevo vissuta, quasi a scattare delle polaroid che in una sola immagine potessero racchiudere il “senso” della mia avventura.

Perché il Senso e le Definizioni le si ricercano sempre, paradossalmente, proprio laddove non abita la Sensorialità, costruendo apparati logici, sovrastrutture fredde. E consolatorie.

 

Di concetti non ne ho poi trovati molti, perché appena qualcuno mi sembrava catturasse l’essenza di questa compiutezza subito dopo appariva riduttivo, unilaterale, parziale, troppo scarno.

La sensazione era quella, per limitatezza del mio campo visivo, di riuscire a guardare solo alcuni lati per volta di un grosso poliedro, accompagnata però dall’intuizione che la Scuola fosse una delle migliori esperienze della mia vita. Per completezza, crescita, funzionalità, creatività, umanità, umanesimo.

Per sintesi, organizzazione e integrazione delle mie spinte contrastanti.

 

A bocce ferme, dopo quasi un anno e mezzo, mi riaffiora alla memoria la frase di Antonio (Lo Iacono) quando afferma che la terapia inizia quando si esce dallo studio del terapeuta e ci si chiude la porta alle spalle.

Ecco, anche Psicoumanitas inizia “veramente” quando si esce.

Quando si nasce o si ri-nasce e ci si trova in Mare Aperto.

Le braccia diventan vele, il vento è il nostro respiro e il Corpo si fa Imbarcazione.

Nel mare dell’esistenza.

Solcando l’onda per raggiungerne la cresta. Scegliendo la rotta. Costruendo scie. Approdando sulla terraferma lasciando delle Impronte.

 

Potrei qua scrivere fiumi di inchiostro virtuale su quanto ho imparato didatticamente, da insegnanti e tutor e anche allievi come me, su quanto la scuola prepari alla professione di psicoterapeuta in modo capillare, completo, scrupoloso. Senza lasciare, nella didattica, nulla al Caso. Attraverso un processo graduale di formazione e crescita di competenze e consapevolezze. Ma non credo sia questo né il punto, né lo scopo di queste righe.

Psicoumanitas per Me è stata un training di Vita, personale e professionale.

Un’esperienza in cui sono entrato in contatto con la totalità della mia essenza e corporeità; è dove ho incontrato il Gruppo. Che mi ha frammentato, attivato e dissociato, coccolato, accudito, rispecchiato e nutrito. È dove ho ritrovato e avuto il coraggio di guardare negli occhi il mio passato, ho respirato il presente e il futuro ha cominciato a farmi meno paura.

È dove ho cominciato a definirmi e identificarmi con le mia Gambe, coi miei Piedi, con le mie Braccia, con le mie Mani, con la mia Schiena, con le mie Spalle. Col mio Respiro e col mio Diaframma.

È dove ho inconsapevolmente approfondito, allargato, delimitato, arricchito e conosciuto le Aree di Gioco del “mio Terapeuta”.

Dove ho iniziato a imparare a prendermi cura in modo sano delle mie Ferite e del mio dialogo interiore.

È dove ho gridato, sbattuto, urlato, pianto, riso, sorriso, taciuto, parlato, ascoltato. Scoperto l’universo delle gamme emozionali positive e negative.

Dove ho cominciato a confrontarmi col mio modello di Attaccamento, con i miei Bisogni, con i miei Diritti, con i Si e con i No, col Senso di Colpa, messo in discussione la mia modalità di Amare, Lottare, Gioire, Soffrire, Essere Presente, Nutrire e Nutrirmi, Giudicare, Fottermene, Sopportare, Perseguire, Decidere, Volere, Aggredire e Aggredirmi.

 

È dove ho percepito le fratture della mia anima e del mio Io. E ho cominciato a risanarle.

È dove ho iniziato una sintesi delle mie parti. Scoprendo che ancora molte ce ne sono, da scoprire e accogliere.

È dove ho “recitato” il mio Carnevale e le mie Maschere. E chissà forse un po’ a levarle. È dove ho fatto i conti con l’ordinario e lo stra-ordinario.

Perché lo straordinario già c’è, in Tutto e Tutti. E Psicoumanitas ha solo fatto sì che io lo iniziassi a percepire. Ad annusare. A vedere e sentire.

 

La Scuola è stato un viaggio preparatorio all’incontro quanto più Autentico con me Stesso e con gli Altri.

 

Con la Terra. L’Aria, l’Acqua e il Fuoco.

A riconoscerli e incontrarli dentro Me

A riconoscerli e incontrarli dentro l’Altro.

Simone Centonze.  Psicologo, Psicoterapeuta. L’interesse per la commistione e l’intreccio tra l’essenza della natura umana (corpo, psiche, emozioni, socialità), il teatro e le arti circensi mi ha portato a laurearmi in Psicologia con una tesi sulle “Implicazioni Psicofisiologiche della Giocoleria” e allo studio del teatro fisico (metodo Lecoq), e sperimentale con una attenzione particolare alla maschera del clown teatrale.

Nella mia formazione accademica e professionale ho incontrato la Psicologia Umanistica e la Bioenergetica che mi hanno condotto ad approfondire e a confrontarmi ancor di più con l’Universalità del disagio psichico, fisico ed esistenziale, la possibilità di trasformarlo e le sue multiformi sfaccettature.

Con la “Malattia” che diventa Metafora e Rappresentazione.

Lavoro come psicoterapeuta umanistico e bioenergetico (individui, gruppi e comunità) a Roma, Terni e Lecce e la mia ricerca spazia tra Psicologia, Teatro, Arte, Creatività, Espressione Corporea, Ritmo, Musicalità, Respiro, Emozioni.