A casa mia, in fondo al corridoio c’è una porta tutta dipinta con dettagli bucolici. Era già li quando mi sono trasferita in questa nuova casa due anni fa e, nonostante la tendenza ad un arredamento moderno, lei è ancora lì. Ogni volta che la guardo sorrido perché penso che sembra la porta d’ingresso di un giardino incantato, uno spazio speciale senza tempo, la via per un luogo segreto e intimo. Adesso che mi sono fermata a scrivere su cosa abbia rappresentato nel tempo per me Psicoumanitas, ho pensato proprio a quella porta che, per l’immagine che mi rimanda, simboleggia pienamente il mio viaggio psicoumanista. É stato come entrare in un luogo fuori dal mondo ma profondamente interno a me. Un viaggio esplorativo nelle mie profondità, nel mio giardino segreto…talmente segreto che alcune cose di me non le avevo mai viste prima. Ogni lezione era come tornare nel mio giardino e, di volta volta, esplorarlo e prendermene cura. Ma non ho imparato da sola perché ogni volta in quel giardino incontravo tante persone, anime fragili e ferite come me. Imparavo che non ero sola. Ricordo che in questo luogo incantato ci toglievamo le maschere che eravamo abituati a portare per le strade del mondo e piano piano imparavamo a parlarci… parlarci anche a volte solo guardandoci negli occhi o  sfiorandoci il viso o avvicinandoci il cuore. In psicologia quello che accadeva nel gruppo si chiama ‘mirroring’: l’altro era uno specchio per me che mi mostrava quelle parti di me che avevo congelato per paura di soffrire ma che erano ancora lì, che mi rimandava l’immagine bellissima e delicata delle mie fragilità che io invece avevo sempre cercato di nascondere per vergogna. Quegli occhi mi chiedevano sorridenti: perché ti vergogni di una cosa così bella?! La mia anima senza armatura, pura, semplice, umana. Ed è così che ho imparato nel tempo anche ad essere io stessa specchio per gli altri, ho imparato a rimandare all’altro la sua bellezza, anche e soprattutto quando non riesce a vederla. Lo imparavo sulla mia pelle quanto potesse essere importante in certi momenti questo riflesso negli occhi dell’altro: essere visti, riconosciuti, amati…

Incominciavo ad imparare lì ad essere una psicoterapeuta psicoumanista. Da quel momento è stato tutto come un’evoluzione, una trasformazione intesa come crescita umana e professionale. Tutto era in sincronia perfetta: le trasformazioni interne procedevano di pari passo con le mie evoluzioni nel mondo. Mentre  diventavo piano piano più consapevole, portavo alla luce le mie vecchie ferite, usavo pezzettini della mia storia per aiutare qualcun altro e quel giardino diventava sempre più bello…quando non ero a lezione facevo dei miei sogni dei progetti di vita, con fatica chiudevo le situazione nelle quali ero incastrata e che mi facevano soffrire, mi sono trasferita a 1200 km dalla mia terra, ho stretto contatti, non ho mai smesso di studiare, ho avuto il mio primo studio di psicoterapia, poi ho cambiato perché ne cercavo uno più simile alla mia anima, ho trovato amici che sono diventati famiglia…. La mia storia è uno strumento prezioso per me nel mio lavoro perché gli ostacoli che ho incontrato, le paure e le fatiche non sono state poche e penso che come psicoterapeuti dobbiamo sempre tenere presente questa parte fragile e umile perché con essa accogliamo in modo autentico la persona che ci sta chiedendo aiuto. La aiutiamo, come direbbe Yalom, a rimuovere gli ostacoli alla sua crescita, quegli ostacoli oltre i quali tantissime cose sono ancora possibili. Terapeuti e compagni di viaggio siamo lì con la persona nella sua fatica, in quello che accade. Come i nostri maestri hanno fatto con noi.

Psicoumanitas insegna che molto si gioca in quello che accade nel qui ed ora. Il cuore di uno psicoumanista è chiamato ad essere una cassa di risonanza e per questo per me oggi non è quasi mai possibile prevedere come mi muoverò nella prossima seduta e nel gruppo che andrò a condurre. Prima dell’accudimento c’è la consapevolezza, ma prima ancora della consapevolezza c’è l’ascolto delle emozioni che risuonano tra le persone presenti nella stanza, il saper lasciarsi andare al ritmo della loro danza. Ed è lì che accade tutto. Ho imparato all’interno del mio gruppo di formazione come essere strumento di crescita per l’altro. Non solo le parole fanno un bravo psicoterapauta: nel gruppo con i miei pazienti, a seconda delle situazioni, uso per loro i miei occhi, la mia voce, il mio corpo. Accado insieme a loro, mi muovo con loro, mi emoziono con loro, respiro con loro. Costruisco con loro un luogo sicuro, intimo e liberatorio. E ogni volta che chiudiamo l’incontro ognuno di noi, me compresa, non possiamo che portare a casa anche solo un fotogramma di quella bellezza.

Riesco a vedere chiaramente un prima e un dopo il mio incontro con Psicoumanitas. Ero un po’ rigida, legata molto alla forma e ai protocolli, razionale, sognante ma come bloccata…. sono diventata una psicoterapeuta morbida e accogliente con il mio lato femminile e materno, una psicoterapeuta scalza, radicata e in contatto e con cui mettersi comodi ed essere liberi, una psicoterapeuta che sogna ancora ma libera in movimento e che aiuta a riaprirsi alla vita…come psicoumanitas ha fatto con me.

Il mio motto oggi è I SHIN DEN SHIN, “DA CUORE A CUORE”.

Con affetto, Claudia

Claudia Travia   Laureata in “Scienze Cognitive e Psicologia” presso l’Università degli studi di Messina, si è specializzata in “Psicoterapia ad orientamento Umanistico e Bioenergetico” presso l’Istituto PsicoUmanitas sede di Roma. Ha poi approfondito nel corso degli studi l’utilizzo di alcune pratiche di meditazione partecipando anche a corsi esperienziali presso gli istituti di Miasto e Pomaia. Ha inoltre conseguito entrambi i livelli per l’applicazione del metodo EMDR, specializzandosi dunque nel trattamento e rielaborazione del trauma. Svolge la sua attività a Milano. Ha svolto attività di tirocinante nell’ambito delle dipendenze e delle patologie psichiatriche. Negli anni si è occupata di sostegno psicologico a soggetti con disabilità e alle loro famiglie, formazione agli agenti della Polizia di Stato su tematiche riguardanti la gestione dello stress e il pensiero mafioso, formazione a docenti di scuola secondaria sulle tecniche di osservazione e comunicazione efficace e sulla gestione del conflitto, interventi di sensibilizzazione presso le scuole su temi relativi al bullismo e alla violenza sulle donne. In particolare ha collaborato con SVSdad, centro antiviolenza con sede presso la Clinica Mangiagalli di Milano, come Psicoterapeuta formatrice per interventi di sensibilizzazione rivolti a ragazzi degli istituti di Scuola Superiore. È stata relatrice al Convegno organizzato dalla SIPs, Società Italiana di Psicologia, a Milano (2018) dal titolo “Psicopatologia del lavoro, Distress, Mobbing, Burnout”. Attualmente le principali aree di intervento di cui si occupa sono: disturbi d’ansia e somatizzazioni, stress e Burnout, disturbi dell’umore e pensieri suicidari, comportamenti autolesivi e dipendenze, sostegno alla genitorialità, rielaborazione del trauma, problemi di coppia e dipendenza affettiva, gestione psicologica del dolore cronico. Conduce gruppi di Meditazione e Bioenergetica.